Un numero record di attivisti impegnati per proteggere l'ambiente e i diritti alla terra è stato assassinato l'anno scorso, 227 persone sono state uccise in tutto il mondo nel 2020, il numero più alto registrato per il secondo anno consecutivo, secondo il rapporto di Global Witness.
Secondo quanto riferito, quasi un terzo degli omicidi è stato collegato allo sfruttamento delle risorse: disboscamento, estrazione mineraria, agroindustria su larga scala, dighe idroelettriche e altre infrastrutture.
Da quando è stato firmato l'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici nel 2015, l'organizzazione rileva una "cifra scioccante": in media sono stati uccisi ogni settimana quattro attivisti e potrebbe essere una cifra sottostimata a causa delle restrizioni che vengono operate ai giornalisti.
Il maggior numero di omicidi con 23 casi si registrano in Brasile, Nicaragua, Perù e Filippine.
I popoli indigeni rappresentato un ulteriore terzo dei casi. La Colombia ha registrato il numero più alto di attacchi con 65 persone uccise lo scorso anno.
Global Witness ha affermato che gli attivisti ancora minacciati includono comunità a Guapinol in Honduras, dove decine di persone hanno protestato contro una concessione mineraria di ossido di ferro concessa dal governo centrale in un'area protetta. Gli attivisti ritengono che il fiume Guapinol, una fonte d'acqua vitale, sia minacciato. L'organizzazione afferma che "molti membri della comunità sono tutt'ora in carcere".
ES
Fonte: BBC
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