Le forze di sicurezza e le milizie libiche a Tripoli hanno usato armi e violenza in una retata di oltre 5 mila tra uomini, donne e bambini, ora trattenuti in condizioni dove dilagano la tortura e gli abusi sessuali. Lo afferma una nota di Amnesty International.
Donne in un centro di detenzione a Tripoli, Libia. KEYSTONE/AP/MOHAME BEN KHALIFA sda-ats |
Nel comunicato, l'organizzazione umanitaria sostiene che "il primo ottobre, uomini armati delle milizie e delle forze di sicurezza affiliate al ministero dell'Interno libico hanno fatto irruzione con la violenza nelle abitazioni e nei rifugi temporanei nell'area di Gargaresh a Tripoli, dove risiede una folta popolazione di rifugiati e migranti, sparando proiettili veri, danneggiando effetti personali e rubando oggetti di valore.
Migranti e rifugiati terrorizzati, alcuni dei quali negli elenchi dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), sono stati poi trasferiti in centri di detenzione a Tripoli, dove viene negato l'accesso all'UNHCR e ad altre agenzie umanitarie, e sottoposti a torture e maltrattamenti.
Amnesty International esorta quindi le autorità libiche a rilasciare immediatamente tutte le persone detenute arbitrariamente esclusivamente sulla base del loro status di migrante e ad avviare indagini su tutti gli episodi di uso illegale della forza, tortura e violenza sessuale.
Nel frattempo, le autorità dovrebbero garantire che le persone detenute siano trattate umanamente, trattenute in condizioni che soddisfino gli standard internazionali e garantire l'accesso immediato e senza ostacoli all'UNHCR e ad altre organizzazioni umanitarie.
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