La nota dell'UNHCR. "Le persone che fuggono da guerre, conflitti e persecuzioni non dovrebbero essere scambiate come merci". I Paesi ricchi ospitano solo una frazione dei rifugiati globali
Dopo gli annunci pubblici fatti giovedì dal primo ministro britannico, Boris Johnson, a proposito dell'invio in Ruanda dei migranti che si trovano attualmente all'interno dei confine dell'UK, l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, ha espresso "forte opposizione e preoccupazione per i piani di esternalizzare gli obblighi di asilo e ha esortato il Paese ad astenersi dal trasferire i rifugiati in Ruanda per l’esame delle richieste di asilo.
"I profughi non sono merce". “L’UNHCR - si legge in una nota diffusa dall'organismo delle Nazioni Unite e firmata da Gillian Triggs, assistente dell'Alto Commissario dell’UNHCR per la Protezione - rimane fermamente contraria ad accordi che cercano di trasferire rifugiati e richiedenti asilo in Paesi terzi, in assenza di salvaguardie e standard sufficienti. Tali accordi - si legge ancora nel documento - non fanno altro che spostare le responsabilità riguardanti l’asilo, eludono gli obblighi internazionali e sono contrari alla lettera e allo spirito della Convenzione sui Rifugiati. Le persone che fuggono da guerre, conflitti e persecuzioni meritano compassione ed empatia. Non dovrebbero essere scambiate come merci e trasferite all’estero per l’esame della loro richiesta di asilo”.
L'esternalizzazione aumenta i rischi. L’UNHCR ha esortato entrambi i Paesi a ripensare i piani. Ha anche avvertito che invece di dissuadere i rifugiati dal ricorrere a viaggi pericolosi, questi accordi di esternalizzazione non faranno altro che aumentare i rischi, inducendo i rifugiati a cercare canali alternativi, ed esacerbare le pressioni sugli stati in prima linea.
"I profughi non sono merce". “L’UNHCR - si legge in una nota diffusa dall'organismo delle Nazioni Unite e firmata da Gillian Triggs, assistente dell'Alto Commissario dell’UNHCR per la Protezione - rimane fermamente contraria ad accordi che cercano di trasferire rifugiati e richiedenti asilo in Paesi terzi, in assenza di salvaguardie e standard sufficienti. Tali accordi - si legge ancora nel documento - non fanno altro che spostare le responsabilità riguardanti l’asilo, eludono gli obblighi internazionali e sono contrari alla lettera e allo spirito della Convenzione sui Rifugiati. Le persone che fuggono da guerre, conflitti e persecuzioni meritano compassione ed empatia. Non dovrebbero essere scambiate come merci e trasferite all’estero per l’esame della loro richiesta di asilo”.
L'esternalizzazione aumenta i rischi. L’UNHCR ha esortato entrambi i Paesi a ripensare i piani. Ha anche avvertito che invece di dissuadere i rifugiati dal ricorrere a viaggi pericolosi, questi accordi di esternalizzazione non faranno altro che aumentare i rischi, inducendo i rifugiati a cercare canali alternativi, ed esacerbare le pressioni sugli stati in prima linea.
Sebbene il Ruanda abbia generosamente fornito un rifugio sicuro ai rifugiati in fuga da conflitti e persecuzioni per decenni, la maggior parte vive in campi con un accesso limitato alle opportunità economiche. L’UNHCR ritiene che le nazioni più ricche debbano mostrare solidarietà nel sostenere il Rwanda e i rifugiati che già ospita, e non il contrario.
Gli obblighi del Regno Unito. Il Regno Unito ha l’obbligo di garantire l’accesso all’asilo a coloro che cercano protezione. Le persone a cui viene riconosciuto lo status di rifugiato possono essere integrate, mentre coloro che non hanno bisogni di protezione internazionale e non hanno altre basi legali per rimanere nel Paese, possono essere rimpatriati in sicurezza e dignità nella nazione d’origine. "L'UK, invece - si legge nella nota dell'UNHCR - sta adottando provvedimenti che abdicano la responsabilità ad altri e quindi minacciano il regime internazionale di protezione dei rifugiati, il quale ha resistito alla prova del tempo e ha salvato milioni di vite nel corso di decenni".
Nei Paesi ricchi solo una porzione dei rifugiati globali. "Eppure, il Regno Unito - prosegue il documento diffuso - ha sostenuto il lavoro dell’UNHCR molte volte in passato, e sta fornendo importanti contributi che aiutano a proteggere i rifugiati e a sostenere paesi in conflitto come l’Ucraina. Tuttavia, il sostegno finanziario all’estero per alcune crisi di rifugiati non può sostituire la responsabilità degli stati e l’obbligo di ricevere i richiedenti asilo e proteggere i rifugiati sul proprio territorio. E questo indipendentemente dalla razza, dalla nazionalità e dal canale di ingresso". Mentre l’UNHCR riconosce le sfide poste dalle migrazioni forzate, i Paesi sviluppati ospitano solo una frazione dei rifugiati globali e sono ben equipaggiati per gestire le richieste di asilo in modo umano, equo ed efficiente.
Gli obblighi del Regno Unito. Il Regno Unito ha l’obbligo di garantire l’accesso all’asilo a coloro che cercano protezione. Le persone a cui viene riconosciuto lo status di rifugiato possono essere integrate, mentre coloro che non hanno bisogni di protezione internazionale e non hanno altre basi legali per rimanere nel Paese, possono essere rimpatriati in sicurezza e dignità nella nazione d’origine. "L'UK, invece - si legge nella nota dell'UNHCR - sta adottando provvedimenti che abdicano la responsabilità ad altri e quindi minacciano il regime internazionale di protezione dei rifugiati, il quale ha resistito alla prova del tempo e ha salvato milioni di vite nel corso di decenni".
Nei Paesi ricchi solo una porzione dei rifugiati globali. "Eppure, il Regno Unito - prosegue il documento diffuso - ha sostenuto il lavoro dell’UNHCR molte volte in passato, e sta fornendo importanti contributi che aiutano a proteggere i rifugiati e a sostenere paesi in conflitto come l’Ucraina. Tuttavia, il sostegno finanziario all’estero per alcune crisi di rifugiati non può sostituire la responsabilità degli stati e l’obbligo di ricevere i richiedenti asilo e proteggere i rifugiati sul proprio territorio. E questo indipendentemente dalla razza, dalla nazionalità e dal canale di ingresso". Mentre l’UNHCR riconosce le sfide poste dalle migrazioni forzate, i Paesi sviluppati ospitano solo una frazione dei rifugiati globali e sono ben equipaggiati per gestire le richieste di asilo in modo umano, equo ed efficiente.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.