Pagine

sabato 24 settembre 2022

Mozambico, la guerra dimenticata di Cabo Delgado nel Nord. Imperversa da 5 anni, 4 mila morti e un milione hanno abbandonato i villaggi

Vita
Cabo Delgado è una provincia dell’estremo nord mozambicano, scenario di uno dei conflitti più dimenticati del pianeta, che imperversa ormai da 5 anni. Secondo i dati recentemente diffusi dall’Ocha, sono 945 mila le persone che hanno dovuto abbandonare i propri villaggi per scampare dagli attacchi del gruppo terrorista Sunna Wa Jama (ASWJ) chiamata dalla gente del luogo Machababos, “i molti ragazzi”. Gli stessi che hanno tolto la vita a Suor Maria De Coppi, la religiosa italiana uccisa in un agguato nella sua missione di Chipene


I primi attacchi si sono scagliati contro i simboli dell’autorità statale e del governo. Uffici, sedi amministrative, stazioni della polizia. Poi hanno appiccato il fuoco a scuole e ospedali, poi il loro obiettivo sono diventati le donne e gli uomini, aggrediti, uccisi barbaramente nelle loro incursioni notturne, senza badare a distinzioni etniche e religiose.
[...]
La guerriglia è scoppiata nelle remote aree del nord del Mozambico dal 2017, seminando una violenza che a oggi è costata la vita a oltre 4mila persone, secondo i dati raccolti dall’osservatorio Cabo Ligado. E che negli ultimi due mesi si è spinta sempre più a sud, nei distretti di Ancuabe, Chiure e Mecufi. Le strade che si diramano da Metoro sono diventate scenari di potenziali imboscate per le jeep in transito. Fino a superare lo scorso giugno, per la prima volta, il confine del fiume Lurio che divide le province di Cabo Delgado e Nampula e oltre cui si trova la missione di suor Maria, a Chipene.

La situazione è fluida ma sono circa venti i campi profughi allestiti dalle agenzie umanitarie, molti di questi agglutinati intorno a Metuge, a due ore dalla capitale provinciale Pemba. Sono cresciuti a dismisura in distese di tende o capanne di fascine e fango confusamente allineate sui dorsi delle colline, attorno ai piccoli villaggi preesistenti, e dove qualche rifugiato ha iniziato a praticare agricoltura di sussistenza o microscopici commerci fra i sentieri polverosi, lontani dall’ombra degli alberi. E dove si va avanti con le razioni del World Food Program, che arrivano una volta al mese.
[...]
I rifugiati arrivano dalle zone di Mocímboa da Praia, Palma, Macomia e Quissanga, Muidumbi e Nangade dalla parte più settentrionale di Cabo Delgado che ora è avvolta nel buio. Qualcuno dei profughi va e viene anche per badare a quel che resta dei propri villaggi, si entra con pass speciali ma è difficile valutare lo stato attuale delle infrastrutture per chi vi è rimasto a vivere, circa un milione di persone, mentre le autorità stanno spingendo le persone a ritornare a Mocímboa da Praia, considerata relativamente normalizzata.
[...]
Lo sfruttamento delle ricchezze minerarie da parte di persone arrivate da fuori, dalle multinazionali, da funzionari corrotti, sono una formidabile arma di propaganda per i jihadisti tra i giovani delle piccole comunità disseminate nel mato, la foresta, che non vedono futuro davanti a loro. S’intuisce dalle parole di Bernardo, agricoltore e capo villaggio del campo profughi di Ngalane, dove Cuamm gestisce un progetto di supporto antiviolenza per le donne e persone con disagio psichico. Dietro agli attacchi non ci sono problemi etnici, né religiosi. È tutta una questione d’interessi, di affari privati”, racconta. Bernardo delle imprese estrattive di gas nella sua provincia dice di sapere poco, spiega però che i suoi compaesani conoscono molto bene la gigantesca miniera di rubini nel distretto di Montepuez, nel cuore di Cabo Delgado, Ruby Mining, di proprietà d’una holding inglese: “È in mano a persone che vengono da fuori. Noi dei villaggi siamo sempre stati a guardare, nelle miniere non ci lavoriamo, non ci resta mai nulla”. E spalanca le mani in un gesto di frustrazione comune a tanti, che da generazioni si vedono deturpati delle loro risorse e incamerano una rabbia muta.

Marco Benedettelli


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.