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giovedì 27 ottobre 2022

Ciad, la polizia spara contro il popolo in rivolta: oltre 50 morti. Il paese è in crisi politica dal 2021

AFV
Sono oltre 50 le persone rimaste uccise durante le proteste esplose in Ciad a seguito della decisione della giunta militare di rimandare di due anni la transizione ad un governo civile. La polizia ha aperto il fuoco contro i manifestanti nelle due principali città del Paese. 

Il portavoce del governo ciadiano Aziz Mahamat Saleh ha affermato che 30 persone sono morte nella capitale, N’Djamena. Per gli organizzatori delle proteste i morti nella capitale sarebbero invece 40, oltre a diversi feriti. 

Altre 30 persone sarebbero invece rimaste uccise a Moundou, la seconda città del Ciad, stando a quanto riferito ai media, in condizione di anonimato, da un funzionario dell’obitorio cittadino. Sullo sfondo la lotta popolare contro un governo considerato corrotto e le proteste crescenti contro l’ingombrante presenza francese, accusata di neocolonialismo.

Il Ciad si trova in una crisi politica dall’aprile 2021, quando l’allora presidente Idriss Deby venne ucciso durante una visita alle truppe in prima linea che combattevano contro i ribelli

A seguito della morte del presidente, per colmare il vuoto di potere venutosi a creare, i vertici militari hanno deciso di nominare alla guida del consiglio di transizione (TMC), il figlio del presidente, il generale Mahamat Deby. 

Il TMC aveva il compito di traghettare il paese verso le elezioni entro 18 mesi termine che scadeva proprio giovedì 20 ottobre. Elezioni a cui il figlio di Deby aveva inizialmente annunciato non si sarebbe candidato. 

Tra i compiti del consiglio vi era inoltre quello di cercare di creare un dialogo tra le fazioni all’interno del paese, compreso il gruppo ribelle Front for Change and Concord in Chad (FACT). Falliti i tentavi di creare un dialogo, la giunta militare ha dichiarato lo scioglimento del TMC, annunciando però che le elezioni si sarebbero svolte dopo 24 mesi e che Mahamat Deby avrebbe potuto candidarsi. 

Questo ha fatto esplodere la rabbia dei cittadini e delle opposizioni, che sono scese in strada per protestare contro quello che ritengono un governo illegittimo. In risposta il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nella capitale, N’Djamena, e in due città del sud – Moundou e Koumra – consentendo ai rispettivi governatori regionali di utilizzare “tutte le misure necessarie nel rispetto della legge” per sedare le proteste. 

La giunta ha inoltre bandito la coalizione della società civile Wakit Tama e ha annunciato una sospensione di tre mesi delle attività di sette partiti, tra cui il Transformers Party e il Socialist Party without Borders.

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