Ales Bialiatski è un attivista bielorusso per i diritti umani, noto per il suo lavoro con il Viasna Human Rights Centre of Belarus, mentre le due organizzazioni umanitarie sono e il Russia's Memorial e l'Ukraine's Center for civil Liberties (Ccl).
La magistratura russa ha ordinato il sequestro degli uffici a Mosca dell'ong Memorial, insignita oggi del premio Nobel per la pace.
Il Nobel per la Pace al dissidente Bialiatski e alle organizzazioni Memorial e al Center for Civil Liberties in onore dell' "impegno in difesa dei diritti umani e del diritto di criticare il potere, di difesa dei diritti dei cittadini per i diritti dei cittadini e contro gli abusi di potere, per aver documentato crimini di guerra", è stato annunciato dal Comitato per il Nobel a Oslo.
Il Comitato per il Nobel ha chiesto alla Bielorussia la liberazione del dissidente Ales Bialiatski, ha detto nella conferenza stampa di annuncio la presidente del Comitato, Berit Reiss-Andersen.
La moglie del Premio Nobel per la Pace bielorusso, Natallia Pinchuk, si dice travolta dalla "commozione" e dalla "gratitudine" per il riconoscimento assegnato.
Ecco chi sono i tre vincitori ex aequo del Premio Nobel per la Pace 2022:
ALES BIALIATSKI, 60 anni, è un attivista per i diritti umani, dissidente bielorusso, ex obiettore di coscienza e tra i fondatori dell'ong bielorussa Viasna.
Nel 2011 il regime di Aleksandr Lukashenko lo ha arrestato per presunta "evasione fiscale": una condanna che dissidenti e organizzazioni per i diritti umani considerano politicamente motivata.
Rilasciato nel 2014, è stato arrestato di nuovo dopo una violenta perquisizione alla sede di Viasna e condannato a una seconda pena di 7 anni, sempre per presunta evasione fiscale, ed è tuttora in carcere. Fra i riconoscimenti internazionali per la sua attività di dissidente e di denuncia delle violazioni dei diritti civili e umani, Bialiatski è stato insignito, fra l'altro, del Premio Sakharov da parte del Parlamento europeo nel 2020, del premio Vaclav Havel per i Diritti umani conferito nel 2012 dal Consiglio d'Europa. E' stato nominato per cinque volte per il Nobel, vinto solo quest'anno, ed è cittadino onorario di Parigi e, in Italia, di Genova e di Siracusa.
L'ong russa MEMORIAL fu fondata nel 1989, nel pieno del processo della Perestroika voluto da Mikhail Gorbaciov, quando l'Unione sovietica era vicina al suo crollo, per studiare e denunciare le violazioni e i crimini commessi durante il terrore imposto dal regime di Stalin. Inizialmente diviso in due sezioni, una per documentare i crimini stalinisti una per i diritti umani nelle zone di conflitto, in area sovietica e anche fuori. Strutturato più come movimento che come organizzazione, al dicembre 2021 Memorial incorporava 50 ong russe e altre 11 da altri Paesi, inclusi Ucraina, Germania, Italia, Belgio e Francia. Memorial è stata messa fuorilegge in Russia il 5 aprile di quest'anno come "agente straniero", in base alla legge putiniana sulle ong, e chiusa.
Il CENTER FOR CIVIL LIBERTIES (CCL) è una Ong ucraina con base a Kiev, fondata nel 2007 e dedita alla documentazione di crimini di guerra, abusi sui diritti umani e abusi di potere. Nella sue stesse parole, Ccl si autodefinisce "uno degli attori principali in Ucraina, volto a influenzare l'opinione pubblica e la politica, a favorire lo sviluppo di un attivismo civico, partecipa a network internazionali e nelle azioni di solidarietà per promuovere i diritti umani in ambito Osce". Si tratta della prima organizzazione ucraina a ricevere un Nobel per la Pace.
WIRED
La Russia ha sequestrato gli uffici di Memorial, l'ong che ha vinto il Nobel per la pace
Poche ore dopo il conferimento del riconoscimento, un tribunale di Mosca ha messo i sigilli alla sede.
Poche ore dopo il conferimento del riconoscimento, un tribunale di Mosca ha messo i sigilli alla sede.
Al Wired Next Fest di Milano il direttore Sergej Davidis è intervenuto sul regime oppressivo di Putin subito dopo aver appreso del premio
[...] A darne notizia è l'agenzia russa Interfax, che riporta una decisione di un tribunale di Mosca che venerdì ha ordinato il sequestro degli uffici di Memorial a poche ore dal conferimento del riconoscimento internazionale.
Secondo quanto riferiscono le agenzie, il tribunale di Tverskoy ha stabilito che gli uffici della ong Memorial sono “diventati proprietà dello Stato”. Non è la prima volta in cui le autorità russe opprimono l'organizzazione per i diritti umani. L'anno scorso Mosca ha chiuso l'ong, senza che il presidente Vladimir Putin facesse nulla per impedire che l'ong fosse calpestata, e il clima è peggiorata dal momento dell'invasione dell'Ucraina. L'associazione è stata fondata nel 1987 da alcuni importanti attivisti per i diritti umani, tra cui il premio Nobel per la pace Andrei Sakharov e la matematica e attivista Svetlana Gannuskina. L’organizzazione si occupa di studiare e raccogliere le prove delle repressioni politiche avvenute durante il regime sovietico e sostenere le persone sottoposte a repressioni politiche nella Russia contemporanea, sotto il regime di Vladimir Putin.
[...] A darne notizia è l'agenzia russa Interfax, che riporta una decisione di un tribunale di Mosca che venerdì ha ordinato il sequestro degli uffici di Memorial a poche ore dal conferimento del riconoscimento internazionale.
Secondo quanto riferiscono le agenzie, il tribunale di Tverskoy ha stabilito che gli uffici della ong Memorial sono “diventati proprietà dello Stato”. Non è la prima volta in cui le autorità russe opprimono l'organizzazione per i diritti umani. L'anno scorso Mosca ha chiuso l'ong, senza che il presidente Vladimir Putin facesse nulla per impedire che l'ong fosse calpestata, e il clima è peggiorata dal momento dell'invasione dell'Ucraina. L'associazione è stata fondata nel 1987 da alcuni importanti attivisti per i diritti umani, tra cui il premio Nobel per la pace Andrei Sakharov e la matematica e attivista Svetlana Gannuskina. L’organizzazione si occupa di studiare e raccogliere le prove delle repressioni politiche avvenute durante il regime sovietico e sostenere le persone sottoposte a repressioni politiche nella Russia contemporanea, sotto il regime di Vladimir Putin.
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