Le nuove norme italiane sulle ONG sono incompatibili con gli obblighi dell'Italia derivanti dal diritto internazionale e devono essere abrogate
In una dichiarazione sostenuta anche da Felipe González Morales, relatore speciale sui diritti umani dei migranti dell’Onu e professore di Diritto internazionale all’Universidad Diego Portales di Santiago del Cile, la Lawlor denuncia che «I procedimenti in corso contro i difensori dei diritti umani delle ONG di ricerca e soccorso sono una macchia che oscura l’Italia e l’impegno dell’Ue per i diritti umani».
La relatrice speciale dell’Onu ha ricordato che «Nel maggio 2022 presso il Tribunale di Trapani è stato aperto un procedimento penale preliminare contro 21 persone – tra cui quattro membri del team di ricerca e soccorso della Iuventa , e difensori dei diritti umani di altre imbarcazioni civili – per presunta collaborazione con trafficanti di esseri umani. Sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione illegale in relazione a diverse missioni di salvataggio condotte nel 2016 e nel 2017. Prima del suo sequestro nel 2017, la nave Iuventa era stata coinvolta nel salvataggio di 14.000 persone in pericolo in mare. Sono stati criminalizzati per il loro lavoro sui diritti umani. Salvare vite non è un crimine e la solidarietà non è contrabbando».
Secondo la Lawlor, «Il procedimento è stato afflitto da violazioni procedurali, tra cui la mancata fornitura di un’adeguata traduzione con interpreti per gli imputati non italiani e la mancata traduzione di documenti chiave».
Il 19 gennaio, la Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell’interno italiani hanno presentato istanza di costituzione di parte civile in giudizio, chiedendo il risarcimento dei danni che si asseriscono cagionati dai presunti reati ma la Lawlor fa notare che «Gli Stati che rispettano i diritti umani promuovono il lavoro dei difensori dei diritti umani. La decisione del governo di cercare di unirsi al caso va direttamente contro questo principio: è un segnale molto inquietante».
Nella dichiarazione, la relatrice speciale irlandese dell’Onu sottolinea che «Il procedimento contro l’equipaggio della Iuventa è proseguito sullo sfondo delle nuove restrizioni imposte dalle autorità italiane alla ricerca e al soccorso dei civili. Dal dicembre 2022, le navi delle ONG sono state costantemente istruite a sbarcare le persone soccorse nei porti dell’Italia settentrionale e centrale, a diversi giorni di distanza dai siti di soccorso nel Mar Mediterraneo centrale. La pratica è stata accompagnata da nuove norme per la ricerca e soccorso civile introdotte dal decreto legislativo 2 gennaio 2023. In base alle nuove regole, ai capitani delle ONG è di fatto impedito di effettuare più soccorsi nel corso di una missione e devono navigare verso il porto indicato di sbarco senza indugio, pena pesanti sanzioni».
La Lawlor conclude: «La nuova legislazione e le istruzioni sui porti di sbarco stanno ostacolando le attività essenziali delle navi di soccorso civile. Stanno ampliando il gap di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale, mettendo a ulteriore rischio vite e diritti. La norma è incompatibile con gli obblighi dell’Italia derivanti dal diritto internazionale e deve essere abrogata».
La relatrice speciale dell’Onu si è impegnata ad esprimere le sue preoccupazioni alle autorità italiane.
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