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sabato 4 marzo 2023

Bielorussia - 10 anni ci carcere al Nobel per la pace e attivista Bialiatski. Il presidente Lukashenka manda l'opposizione nelle colonie penali di Putin

Il Foglio
Ieri un tribunale di Minsk ha condannato l’attivista bielorusso Ales Bialiatski a dieci anni di carcere in una colonia penale di massima sicurezza per “contrabbando e finanziamento di azioni che violano gravemente l’ordine pubblico”.
 
L’attivista per mi diritti umani bielorusso Ales Bialiatski

Sessant’anni, è stato uno dei tre vincitori del premio Nobel per la Pace 2022 ed è uno dei primi leader del movimento democratico in Bielorussia: ha fondato Viasna, primavera in bielorusso, il gruppo per i diritti umani nato 1996 dopo il referendum che ha consolidato l’autoritarismo del presidente e stretto alleato russo, Aljaksandr Lukashenka. 

Bialiatski era stato arrestato nel 2021, come migliaia di bielorussi, a seguito delle proteste – brutalmente represse – contro il dittatore di Minsk e ha già scontato una condanna di tre anni per evasione fiscale nel 2011: si è sempre professato innocente.

Insieme a lui ieri sono stati condannati altri tre attivisti democratici di Viasna, Valentin Stefanovich, condannato a nove anni di carcere, Vladimir Labkovich, a sette, e Dzmitry Salauyou, a otto anni in contumacia. Tutti e tre negano ogni accusa ed è evidente come questa condanna sia solo un ennesimo tentativo di Lukashenka di mettere a tacere l’opposizione del paese: il vero capo d’accusa di Bialiatski e dei suoi colleghi, secondo il regime, sono gli anni di lotta per i diritti, la dignità e la libertà del popolo bielorusso. 

I prigionieri politici in tutto il paese secondo Viasna sarebbero 1.458, mentre le autorità negano ogni numero. La sentenza di Bialiatski è stata definita dalla leader dell’opposizione bielorussa in esilio, Sviatlana Tsikhanouskaya, “spaventosa”, mentre la moglie dell’attivista, Natalya Pinchuk, che a ottobre davanti al comitato norvegese per il Nobel aveva dato voce alle parole del marito dal carcere, ha detto che il processo è stato “ovviamente contro i difensori dei diritti umani per il loro lavoro sui diritti umani”. 

Il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, ha definito il processo “una vergogna quotidiana tanto quanto il sostegno di Lukashenka alla guerra di Putin” in Ucraina.

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